Le modificazioni di temperatura durante le vacanze estive richiedono attenzione ed a volte modifiche alla terapia antipertensiva.
Finalmente è arrivata la tanto attesa estate! Ma per le persone che soffrono di ipertensione arteriosa cosa cambia…??
La stagionalità è una delle variabili ambientali che maggiormente influenza la pressione arteriosa con importanti ricadute cliniche per il paziente stesso e per il medico che dovrebbe adattare la terapia dal periodo invernale a quello estivo. I soggetti in buone condizioni fisiche sono in grado di attivare i fisiologici meccanismi di autoregolazione. È ben diverso il caso delle persone anziane, che costituiscono un gruppo di pazienti “fragili”, ad alto rischio di complicazioni quando sottoposti a stress calorico.
Le linee guida delle società medico-scientifiche internazionali fissano gli attuali limiti di normalità della pressione arteriosa al di sotto di 140/90 mmHg e per i pazienti diabetici anche a valori inferiori. A causa degli effetti del caldo la vasodilatazione cutanea e la disidratazione, la pressione arteriosa tende a diminuire, talora anche significativamente. I pazienti possono non avvertire alcuna sensazione spiacevole o, al contrario sentire un forte senso di spossatezza, vertigini, improvvisi cali pressori soprattutto al cambio di posizione (ipotensione ortostatica), fino allo svenimento con perdita di coscienza (sincope). Perché tali variazioni abbiano una reale importanza è necessario, tuttavia, che siano rilevabili su più misurazioni consecutive effettuate nei giorni.
Pertanto cosa fare? È necessario modificare la terapia? E quali farmaci ridurre?
Quando si verificano tali effetti indesiderati, i pazienti che assumono farmaci specifici per la pressione, previo consulto con il proprio medico curante o cardiologo di riferimento, dovrebbero ridurre il dosaggio per mantenere un giusto controllo pressorio, vanno evitati improvvisi rialzi (effetto rimbalzo o da sospensione) dettati da sospensioni brusche o inappropriate. Alcune volte infatti la terapia viene spontaneamente sospesa solo perché è arrivato il caldo, ma senza che preventivamente si siano avvertiti sintomi o riscontrati valori di pressione effettivamente troppo bassi (PA massima < 110 mmHg).
Inoltre la sudorazione, così come l’utilizzo dì diuretici, aumentano la quantità di urina e quindi di liquidi eliminati. I più frequenti effetti collaterali negativi sono il senso di stanchezza e la perdita di elettroliti. Con periodiche analisi del sangue si potrà controllare il livello di elettroliti sierici (sodio, potassio, ecc.) e provvedere ad eventuali correzioni sia farmacologiche che attraverso lo stile di vita, quale una adeguata e corretta idratazione ed assunzione di verdura e frutta. Infine i vasodilatatori, di cui i Ca-antagonisti fanno la parte del leone, che hanno lo scopo di ridurre la pressione arteriosa ed il lavoro cardiaco (post-carico) e facilitare quindi le funzioni del cuore, ma che nel periodo estivo possono essere causa di improvvisi cali di pressione. Inoltre non trascurabile effetto collaterale estivo è la comparsa dei famosi “edemi declivi da Ca-antagonisti”, che si verifica dal 10 al 19% circa dei pazienti trattati (a seconda delle casistiche dei vari trial clinici), caratterizzati da un gonfiore degli arti inferiori improntabile alla digitopressione ed un caratteristico rossore talora diffuso alla regione tibiale, talora con piccole petecchie rossastre. Questo fenomeno, più frequente con l’amlodipina, nifedipina e felodipina è legato ad una vasodilatazione arteriolare precapillare, non compensata da un altrettanta vasodilatazione venosa postcapillare con conseguente ipertensione capillare che sfocia nello stravaso ematico tibiale e malleolare che determina tale fenomeno. In tal caso il paziente deve avvertire subito il curante per eventuale sostituzione del farmaco ricordando che ci sono Ca-antagonisti che hanno una minore incidenza di tale fastidioso effetto collaterale, quali la lercanidipina (4.3% nello studio Cohort) e la barnidipina (BASIC-HT study) o cambiando classe farmacologica. Solamente in un secondo momento si concorderà una eventuale sospensione della terapia. Tale fenomeno non va però confuso con gli edemi declivi da insufficienza venosa cronica, fenomeno tipico dell’estate, in presenza di vene varicose o incontinenza venosa profonda o superficiale, che talora porta ad una inappropriata ed inefficace sospensione della terapia con Ca-antagonisti da parte del paziente. In questi casi basta evitare l’esposizione al sole nelle ore calde, camminare molto, anche in acqua soprattutto se fredda, o utilizzare calze elastiche. Il supporto di pomate cosiddette “venotrofiche”, applicate fredde, può aiutare ad alleviare questo disturbo, che non è da considerarsi effetto collaterale della terapia antipertensiva.
Cosa succede invece quando cerchiamo sollievo in montagna?
In montagna la pressione arteriosa tende ad aumentare sia nei normotesi che negli ipertesi per effetto dell’attivazione adrenergica. È necessario quindi un attento controllo dei valori pressori quando si superano quote di 1000-1500 metri di altitudine. In tal caso è sempre consigliabile una fase di adattamento a quote leggermente inferiori (acclimatazione), controllo della pressione, una alimentazione povera di sale e se necessario, le giuste modificazioni terapeutiche. Munirsi sempre in tali ambienti di un diuretico che può essere molto comodo in caso di sbalzi pressori durante la fase di acclimatazione, data la rapidità d’azione, permettendo così di contattare il curante per modulare la terapia quotidiana.
Pertanto in estate sia per chi ama il mare che la montagna, bisogna avere delle accortezze a seconda del clima in cui si va ed in funzione del proprio stile di vita, diverso tra chi fa una vita sedentaria, chi fa attività motoria, fino alla pratica di sport.
1- Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata, vestirsi in modo leggero per facilitare la termoregolazione e bere molto, aiutandosi anche con frutta e verdura di stagione che sono ricche di acqua ed elettroliti,
2- Concordare con il curante quali farmaci ridurre in caso di abbassamento pressorio: molto spesso viene sospeso il diuretico in prima battuta di fronte ad un iniziale calo della pressione, ma va ricordato che nei pazienti che oltre ad essere ipertesi, hanno anche una storia di scompenso cardiaco, tale scelta può essere deleteria, perché rischiano di andare incontro ad un nuovo episodio di insufficienza cardiaca acuta e passare il resto delle vacanze in ospedale! In presenza infatti di un paziente che assume una politerapia, è opportuno modulare il dosaggio dell’antipertensivo prima di ridurre il diuretico, soprattutto se tale scelta viene fatta autonomamente e non di comune accordo con il proprio curante,
3- Evitare la brusca sospensione di farmaci antipertensivi: ridurre il dosaggio del farmaco principale e solo dopo alcuni giorni qualora persista l’ipotensione, avvertire il curante per concordare l’eventuale sospensione della terapia antipertensiva,
4- In caso di edemi declivi da Ca-antagonista, contattare il curante per sostituire il farmaco,
5- Ricordarsi appena finita la stagione calda di monitorare strettamente la pressione per poi ritornare gradualmente alla terapia autunnale appena i valori cominciano a superare i 140/90 mmHg,
6- Passeggiare nelle ore più fresche della giornata, quali il mattino presto, il tardo pomeriggio o la sera. Per chi fa abitualmente sport, evitare di farlo nelle ore più calde e munirsi sempre di una buona dose di acqua e sali minerali. Va ricordato ancora una volta che è sconsigliato improvvisarsi sportivi durante tale periodo stagionale, dato che il paziente iperteso sedentario può avere una crisi ipertensiva da sforzo non essendo allenato o peggio ancora andare incontro ad un evento cardiovascolare.
Pertanto cari pazienti godetevi l’estate serenamente ovunque decidiate di trascorre il vostro tempo, che sia mare, montagna o lago, ricordandovi sempre che la pressione arteriosa non deve condizionare le vostre vacanze ma tenendo a mente sempre che va controllata e “rispettata”, perché sottovalutarla o non trattarla come dovuto, potrebbe condizionare la vostra quotidianità o nel peggiore dei casi farvi passare le tante aspettate ferie estive in ambiente ospedaliero!
A cura di:
Dott. Cristian Parisi
Specialista in Cardiologia
UO Utic Cardiologia
Aurelia Hospital Roma