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Domanda del 27/09/2009:

3 Settembre 2009

Caro Professore, mio padre (età 71 anni) ha avuto, due mesi fa, un infarto miocardico che ha lesionato il cuore in maniera consistente in quanto non ha potuto essere sottoposto alla angioplastica urgente. Attualmente lamenta affanno per sforzi minimi e frequenti palpitazioni, anche quando è a riposo. Gli hanno detto che corre dei rischi importanti e che potrebbe morire improvvisamente.
E’ vero? Ci sono esami che potrebbe fare per prevenire un aggravamento? 

“Un infarto molto esteso può ledere il cuore in maniera significativa e ridurre la forza contrattile. Il cuore pertanto pompa con minore energia e tutto l’organismo ne può risentire.
L’entità del danno cardiaco può essere quantificato con un ecocardiogramma misurando la “Frazione di Eiezione Cardiaca”. Se questa risulta inferiore al 35-30% il danno è certamente consistente ed il paziente corre il rischio di avere delle aritmie potenzialmente maligne.
Dovrebbe pertanto sottoporsi a visita cardiologica, ottimizzare la terapia farmacologica e, se indicato, considerare l’impianto di un defibrillatore automatico”.