I diversi effetti dei vari livelli di altitudine sull’apparato cardiocircolatorio.
In questo periodo dell’anno si impone la necessità di scelta del periodo e del luogo dove trascorrere le ferie. Il luogo di villeggiatura adatto rappresenta il punto di partenza per trascorrere una vacanza di tutto relax esente da spiacevoli problematiche di salute. Dalla “Climatoterapia” impariamo che esiste un effetto curativo del clima di soggiorno per interazione di quest’ultimo con la malattia; per esempio il clima di montagna ha un effetto eccitante, quello boschivo, di collina, di lago e di pianura sono sedativi, il clima marino “forte “ ha effetto eccitante mentre quello marino “debole” è sedativo.
In Estate, con l’arrivo del caldo, ci sono importanti ripercussioni sul sistema cardiovascolare. Si determina infatti una vasodilatazione, sudorazione e perdita di liquidi con il rischio di disidratazione, abbassamento della pressione arteriosa e conseguente comparsa di sintomi quali vertigini, palpitazioni e senso di mancamento che possono richiedere il mantenimento della posizione clinostatica.
Alcuni consigli di carattere generale vanno bene sempre e dovunque per i pazienti cardiopatici e comprendono:
– adeguata assunzione di liquidi (circa 2 l di acqua non fredda lontano dai pasti);
– limitazione del consumo di alcool (favorisce la vasodilatazione e la disidratazione);
– alimentazione leggera ed in modeste quantità;
– abbigliamento con tessuti leggeri , non sintetici che facilitano la traspirazione;
– svolgere modica attività fisica con lentezza e nelle ore meno calde;
– non uscire nelle ore più calde;
– utilizzare i condizionatori con temperatura intorno ai 26 gradi per evitare eccessivi sbalzi termici
– mantenere aerati e freschi i luoghi dove si soggiorna.
La Montagna
La vacanza in montagna non è più un tabù per i cardiopatici. Esiste la possibilità di prevedere e prevenire eventuali rischi per il cuore dovuti agli effetti dell’altitudine e delle basse temperature; questi due fattori ambientali sono quelli che differenziano maggiormente l’ambiente montano da quello di pianura. Le risposte dei sistemi cardiovascolare, respiratorio ed emopoietico all’alta quota sono immediate e dovute alla riduzione della quantità di ossigeno presente nell’aria che mette in moto meccanismi di compenso quali: l’aumento della frequenza cardiaca, l’aumento della frequenza respiratoria, l’aumento della massa di globuli rossi. Esiste inoltre in alta quota una riduzione della capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno. I sistemi di adattamento funzionano bene per quote comprese tra 1500 e 2500m senza grandi ripercussioni per cui le raccomandazioni che vengono date sono quelle di non superare queste altitudini. Per altitudini elevate al di sopra dei 2500m gli effetti dell’ipossia diventano intensi e significativi quali: l’aumento delle resistenze polmonari, della frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo, della frequenza respiratoria con iperventilazione ed alcalosi, della perdita di liquidi per via cutanea, respiratoria ed urinaria con conseguente aumento della massa sanguigna. Vi è inoltre una predominanza del tono simpatico che determina un aumento della pressione, della glicemia e dell’acido lattico durante sforzo.
Per tali motivi si possono avere ripercussioni negative nell’ambito delle differenti patologie cardiovascolari. Nei coronaropatici infatti si può osservare una riduzione della soglia ischemica, nei pazienti con insufficienza cardiaca si può avere una ulteriore riduzione della capacità funzionale, e in quelli con aritmie si potrebbe verificare un peggioramento dei disturbi del ritmo, sia atriali che ventricolari, per l’esaltato tono adrenergico. Nei pazienti ipertesi si può verificare un incremento dei valori pressori sistolici e diastolici e quindi è opportuno uno stretto monitoraggio della pressione per valutare l’eventuale necessità di un aggiustamento posologico della terapia. I portatori di pace-maker non subiscono particolari effetti nelle caratteristiche di elettrostimolazione ma le eventuali ripercussioni sono quelle correlate alla patologia cardiovascolare di base.
Con un’adeguata copertura farmacologica e rispettando alcune regole di carattere generale quali una gradualità nella salita in quota, un progressivo acclimatamento ed una riduzione dei livelli di attività in quota, una corretta idratazione, una riduzione del consumo di alcool ed eventualmente una revisione della terapia medica è possibile non precludere ai pazienti le attività montane dopo aver effettuato una valutazione preliminare che escluda una fase di instabilità di malattia. In relazione a questo è bene sottolineare che i pazienti che hanno avuto una sindrome coronarica, uno scompenso di circolo e una aritmia importante dovrebbero evitare di salire in quota nelle due settimane successive all’evento acuto se abitualmente vivono in pianura.
Per quello che riguarda la temperatura, bisogna considerare la possibilità di sbalzi termici importanti con conseguente effetto vasocostrittore e possibili ripercussioni sulla sintomatologia del paziente anginoso o iperteso. Per tale motivo le ovvie precauzioni che vanno intraprese riguardano l’abbigliamento e le ore del giorno in cui svolgere attività all’aria aperta. Un’altra riflessione deve essere fatta a proposito delle abitudini dei pazienti i quali non allenati a svolgere attività fisica, si improvvisano “alpinisti” ed escursionisti sottoponendosi a stress fisici non trascurabili e potenzialmente dannosi. La combinazione di questi due fattori, freddo e sforzo fisico, aumenta la possibilità di problematiche cardiovascolari e quindi vanno attentamente valutate invitando ad una certa cautela nello svolgimento delle attività sportive anche a scopo amatoriale.
Il Mare
Se si pensa ad una vacanza il mare è forse il primo luogo a cui ci si riferisce per un periodo di riposo: bagni di acqua salata (talassoterapia), bagni di sole e di aria, sabbiature e camminate nell’acqua sono le attività usuali in località marine non solo per svago ma anche a scopo terapeutico. Bisogna però distinguere i climi marini “forti” e climi marini “deboli” che trovano indicazioni differenti per differenti tipologie di pazienti.
Il clima marino Forte fa riferimento alle scogliere oceaniche.
Si tratta di un clima stimolante con vento forte, aria frizzante e umida, spesso piovosa, luce molto intensa. In genere è indicato per anemici e convalescenti ma non trova una indicazione per chi soffre di seri problemi cardiovascolari per il rischio di edema polmonare, angina e parossismi ipertensivi. Va comunque detto che esistono località costiere rocciose, soprattutto in Italia , dove i venti sono meno forti ed il clima più mite. Da non dimenticare occhiali da sole e creme protettive .
Il clima marino Debole identifica le lunghe distese sabbiose.
Il clima di queste località è definito sedativo e trova indicazione per chi soffre di problemi cardiovascolari e respiratori. E’ adatto a chi non svolge attività fisica abitualmente e dà la possibilità di praticare passeggiate nell’acqua, nuotare e prendere il sole. Le radiazioni ultraviolette sono intense e si consiglia comunque un’esposizione graduale e con creme protettive, escludendo preferenzialmente le ore centrali della giornata che sono le più calde. I bagni non dovrebbero essere prolungati e sono sconsigliati se l’acqua è troppo fredda per il rischio di reazioni vasomotorie con possibili squilibri pressori e respiratori. L’attività fisica dovrebbe essere moderata e graduale, soprattutto per i sedentari. Passeggiare anche a passo veloce, bicicletta e nuoto non hanno controindicazioni anche se l’allenamento va effettuato in modo graduale aumentando qualcosa ogni giorno. Alimentazione adeguata con una riduzione dell’apporto calorico può aiutare a perdere qualche chilo di troppo accumulato e facilitare le funzioni gastro-enteriche rallentate. Infine vanno evitate bevande gassate e molto fredde.
Il Lago
Il clima di lago è molto simile a quello marino debole.
Ha quindi proprietà sedative e consente lo svolgimento di attività ricreative controllate. E’ adatto a chi è affetto da cardiopatie, patologie respiratorie e diabete e per chi è in convalescenza per malattie debilitanti e nel periodo post-operatorio.
E’ controindicato nelle patologie reumatiche, nella depressione e nei disturbi di personalità.Da quanto sopra esposto risulta chiaro che in una situazione di stabilità i nostri pazienti possono trarre beneficio da un periodo di svago e riposo adottando semplici regole comportamentali, guidati dall’occhio vigile dello specialista di riferimento ma soprattutto dal buonsenso nell’affrontare le diverse situazioni. Non va trascurato il rilievo di cambiamenti dello stato clinico e la necessità di consultare un sanitario in caso di modifiche dei sintomi o dei parametri cardio-circolatori.
A cura di:
Dott.ssa Elisabetta Faletra
Specialista in Cardiologia
Aurelia Hospital Roma